Novità libraria " L'INTEGRAZIONE SOCIO-LAVORATIVA - Dal progetto individuale all'organizzazione che cura"

06.11.2004 00:00

 

L'adozione della formula "inserimento lavorativo", in luogo di "inserimento al lavoro", simboleggia un cortocircuito, consistente nel concepire il lavoro come dispositivo unico dell'inserimento, quasi che tutta la posta dell'inclusione sociale si giocasse nel lavoro.
La dimenticanza della preposizione articolata "al" distoglie la riflessione dalla considerazione di "inserimento" e "lavoro" come due questioni collegate, ma distinte. Questa dimenticanza occulta in particolare il legame fra l'inserimento e il concetto di ri-abilitazione.
Il concetto di ri-abilitazione permette, infatti, di impostare la questione a partire da alcune domande-chiave: che ruolo ha il lavoro nel ri-abilitare persone che vivono situazioni di uso, abuso o dipendenza da sostanze?
Che cosa vuol dire ri-abilitazione attraverso il lavoro per persone che vivono problematiche relative al loro stato psico-affettivo?
Che cosa ci possiamo aspettare dal lavoro come strumento di ri-abilitazione per persone che vivono processi di "esclusione sociale insostenibili"?
La ri-abilitazione è un recuperare e un potenziare le capacità utili per un'attività competente lungo quattro assi o contesti: la casa, il lavoro, gli affetti e i saperi o competenze.
Questo quadrante della ri-abilitazione permette di alleggerire la pressione sulla questione lavoro, evitando che il lavoro sia l'aspetto totalizzante a cui sono vincolati in modo esclusivo la riuscita e il fallimento, l'entusiasmo e la frustrazione.